Casa di cura Clinica Ruesch

Quel dolore alla spalla che non passa, la difficoltà a sollevare il braccio per prendere un oggetto, le notti insonni. Una diagnosi di lesione della cuffia dei rotatori porta con sé una domanda fondamentale e carica di ansia: “Dovrò operarmi?”. Sappiamo che la paura dell’intervento è uno dei più grandi ostacoli che un paziente affronta. Per questo, crediamo sia importante fare chiarezza: non tutte le lesioni richiedono il bisturi. L’obiettivo di questo articolo è spiegarvi quando un approccio conservativo è la strada giusta e quali sono, invece, i segnali che rendono l’intervento chirurgico la soluzione migliore per tornare a vivere senza dolore.

Cos’è la cuffia dei rotatori e perché si lesiona?

Prima di tutto, capiamo di cosa parliamo. La cuffia dei rotatori non è un singolo muscolo, ma un complesso sistema di quattro tendini che avvolgono la testa dell’omero (l’osso del braccio), stabilizzando l’articolazione e permettendoci di sollevare e ruotare il braccio.

Una sua lesione può avvenire principalmente per due motivi:

  • Usura degenerativa: è la causa più comune. Con il tempo, i tendini si indeboliscono e possono arrivare a rompersi, anche senza un trauma evidente. Concorrono anche il fumo, le malattie dismetaboliche (tiroide e diabete) ed il colesterolo.
  • Trauma acuto: una caduta, un movimento brusco o il sollevamento di un peso eccessivo possono causare una lacerazione improvvisa del tendine.

Contattaci direttamente su WhatsApp

Il primo approccio: quando la terapia conservativa è la scelta giusta

La prima valutazione è spesso orientata a un trattamento non chirurgico. Riteniamo che la terapia conservativa sia una strategia efficace che si basa su diversi pilastri:

  • Riposo funzionale e modifica delle attività che scatenano il dolore.
  • Terapia con farmaci anti-infiammatori per controllare il dolore.
  • Fisioterapia mirata, un punto cruciale, per rinforzare i muscoli che possono compensare la funzione del tendine lesionato.
  • Eventuali infiltrazioni per ridurre l’infiammazione.

Questo approccio è particolarmente indicato e spesso risolutivo per lesioni parziali, lesioni degenerative in pazienti anziani con basse richieste funzionali, o quando il dolore è il sintomo predominante ma la forza è ancora conservata.

 

Lesione della cuffia dei rotatori: quando è necessario l’intervento?

Quando, dunque, il trattamento conservativo non è più sufficiente? Esistono dei segnali chiari che, come specialisti, valutiamo insieme al paziente per consigliare la via chirurgica.

1. Il dolore persistente (soprattutto di notte)

Quando il dolore alla spalla non migliora in modo significativo nonostante le terapie, e soprattutto se disturba costantemente il sonno, è un segnale forte che l’infiammazione è cronica e la lesione meccanica necessita di una riparazione.

2. La perdita di forza e funzionalità

Questo è un criterio fondamentale. Se gesti semplici della vita quotidiana come pettinarsi, allacciarsi il reggiseno o sollevare un peso modesto diventano impossibili, significa che la lesione sta compromettendo la funzione della spalla in modo invalidante.

3. Il fallimento della fisioterapia (dopo 3-6 mesi)

Consideriamo la fisioterapia anche un test diagnostico. Se dopo un percorso riabilitativo ben eseguito, della durata di almeno 3-6 mesi, non si ottengono miglioramenti tangibili, è il segnale più chiaro che l’approccio conservativo ha raggiunto il suo limite.

4. La dimensione e il tipo di lesione

Questo è il criterio oggettivo, che confermiamo con esami diagnostici come l’ecografia o, più precisamente, la risonanza magnetica.

L’intervento è fortemente raccomandato, se non necessario, in caso di:

  1. Lesioni complete (“a tutto spessore”), in cui il tendine è completamente staccato dall’osso.
  2. Lesioni traumatiche acute, in particolare in pazienti giovani e attivi.
  3. Lesioni che mostrano una tendenza a peggiorare e ad allargarsi nel tempo.

Paura dell’intervento? Ecco come operiamo oggi (in artroscopia)

La chirurgia della spalla di oggi non è più quella di una volta. In Clinica Ruesch, si predilige un approccio chirurgico mini-invasivo. Per questo nella maggior parte dei casi l’intervento alla cuffia dei rotatori viene eseguita in artroscopia: una tecnica mininvasiva che, attraverso 2 o 3 piccole incisioni, ci permette di inserire una telecamera e strumenti miniaturizzati per riparare il tendine con la massima precisione.

Ciò si traduce in un minor dolore post-operatorio, cicatrici quasi invisibili e un percorso di recupero più rapido.

Riferimenti bibliografici

Foto by: Adobe free stock

 
Segnali cuffia dei rotatori

Chirurgo ortopedico con oltre vent’anni di esperienza, specializzato in chirurgia protesica della spalla.