Quando si deve valutare un intervento di protesi alla spalla, la scelta tra impianto anatomico o inverso dipende da vari fattori, soprattutto dallo stato della cuffia dei rotatori.
Protesi anatomica: quando è indicata
- Viene utilizzata se la cuffia dei rotatori è intatta o riparabile
- Riproduce fedelmente la biomeccanica naturale della spalla
- È indicata soprattutto nei pazienti con artrosi primaria
Protesi inversa: in quali casi si usa
- Scelta preferita se la cuffia è lesionata in modo irreversibile
- Funziona sfruttando il deltoide e il bicipite per garantire il movimento
- È indicata anche nei casi di artropatia da cuffia o fratture complesse.
Qual è la soluzione migliore?
Ogni caso va valutato in base a:
- Condizione dei tessuti molli
- Età e aspettative funzionali del paziente
- Eventuali traumi o precedenti chirurgici
Vediamo insieme i pro e contro di ciascun tipo di protesi, per aiutarti a capire quale opzione potrebbe essere la più adatta al tuo caso.
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Protesi anatomica: cos’è, come funziona, a chi è indicata
La protesi anatomica di spalla serve a riprodurre la struttura naturale dell’articolazione gleno-omerale. L’omero viene ricoperto con una testa protesica e la glena (cioè la parte della scapola) viene dotata di un inserto concavo che simula la cartilagine.
Quando si usa la protesi anatomica?
Si impianta una protesi anatomica nei pazienti che presentano:
- Cuffia dei rotatori integra o riparabile
- Artrosi primaria gleno-omerale
- Assenza di gravi deformità ossee
Vantaggi:
- Mantiene la biomeccanica originale della spalla
- Permette un recupero funzionale molto vicino alla normalità
- Riduce lo stress su altre strutture muscolari.
Limiti:
- Non indicata in caso di cuffia gravemente danneggiata
- Meno efficace nei casi di lussazioni croniche o artropatia da cuffia.
Protesi inversa di spalla: cos’è, indicazioni e benefici
La protesi inversa modifica completamente l’anatomia della spalla: la sfera viene impiantata sulla scapola, mentre la parte concava si trova sull’omero. In questo modo affidiamo il movimento al muscolo deltoide, bypassando la cuffia dei rotatori.
Quando si preferisce la protesi inversa
È la scelta più adatta in caso di:
- Lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori
- Artropatia da cuffia
- Fratture complesse dell’omero prossimale negli anziani.
Vantaggi:
- Buon recupero funzionale anche senza cuffia
- Maggiore stabilità dell’articolazione
- Riduce il dolore e migliora l’autonomia quotidiana.
Svantaggi:
- Può limitare l’elevazione completa del braccio
- Maggiore usura a lungo termine in pazienti molto attivi
Come si sceglie tra protesi inversa e anatomica
La risposta dipende da diversi fattori clinici, tra cui il grado di usura articolare, lo stato della cuffia dei rotatori e le aspettative funzionali del paziente.
Fondamentale innanzitutto una valutazione preoperatoria per definire la strategia chirurgica più adatta. Oltre all’esame clinico, si utilizzano RX, ecografia e risonanza magnetica per studiare:
- Stato della cuffia dei rotatori: se la cuffia è intatta o ricostruibile, si predilige la protesi anatomica. In caso di rotture massive e irreparabili, la soluzione migliore è quella inversa.
- Età e livello di attività: nei pazienti giovani e attivi si prova a conservare l’anatomia; nei pazienti anziani o con basse esigenze funzionali si preferisce la protesi inversa.
Altri fattori da considerare
- Pregressi interventi alla spalla
- Deformità ossee
- Dominanza della spalla operata (destra o sinistra).
Recupero e riabilitazione: cosa aspettarsi
Il percorso post-operatorio prevede un periodo di immobilizzazione iniziale, seguito da fisioterapia progressiva.
Differenze nei tempi di recupero
- Protesi anatomica: recupero più lento ma con funzionalità più naturale
- Protesi inversa: riabilitazione più rapida nei movimenti quotidiani
Riabilitazione e ritorno alle attività
- Dopo circa 6 settimane inizia il recupero attivo guidato
- Il ritorno alle attività leggere è possibile dopo 2-3 mesi
- Per movimenti sportivi o lavorativi intensi si attende anche 6 mesi.
FAQ: domande frequenti sulla protesi di spalla
- Quanto dura una protesi alla spalla? In media tra 10 e 15 anni, ma molto dipende dall’usura e dal livello di attività.
- Si può guidare dopo l’intervento? Sì, di solito dopo 4-6 settimane, ma dipende dalla spalla operata e dal tipo di protesi.
- Si torna a lavorare dopo una protesi di spalla? Sì, ma i tempi variano in base al lavoro: è più rapido per impieghi sedentari, più lungo per lavori manuali pesanti.
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Riferimenti bibliografici
- Anatomic versus reverse shoulder arthroplasty: a mid-term follow-up comparison –
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- 06/06/2025
Dott. Emanuele Somma
Chirurgo ortopedico con oltre vent’anni di esperienza, specializzato in chirurgia protesica della spalla.